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TACCUINO ANASTASIANO

27 marzo 2010

Il tempo e l'amore nella poesia di Anna Ruotolo

Tra mille argomentazioni, complicate o semplici che siano, l’idea poetica nasce per miracolo un giorno indeterminato, in un momento indeterminato, e da lì allora parte e s’incrementa via via: come una valanga di neve o un masso che precipitando giù a valle coinvolge e trascina altri massi in una caduta apocalittica. E’ l’anima segreta del poeta che canta e più non s’arresta, anzi persegue moltiplicandosi e moltiplicando le proprie corde, una volta preso l’abbrivio, l’argomento fra i mille, e lo sviluppa, lo anima, lo scolpisce, lo vivifica, lo porge e lo tramanda. Uno di questi argomenti è il tempo. Non può sfuggire ad un vero poeta: “Ci sono dei valori eterni che l’uomo non può conoscere, perché su questa terra egli è semplicemente un’entità chiusa nel tempo e quindi in grado di conoscere solo cose temporali che possono solo dargli l’idea di cose che superino il tempo” (Giuseppe Ungaretti). E ancora, in Montale: “Non c’è un unico tempo: ci sono molti nastri che paralleli slittano spesso in senso contrario e raramente s’intersecano. E’ quando si palesa la sola verità che, disgelata, viene subito espunta da chi sorveglia i congegni e gli scambi. E si ripiomba poi nell’unico tempo. Ma in quell’attimo solo i pochi viventi si sono riconosciuti per dirsi addio, non arrivederci.”
E’ incontrovertibile dunque che il tempo, nel senso più vasto del termine, abbia una parte importante e preponderante nel germoglio e nella formazione poetica di un autore. E a seconda del proprio bagaglio d’esperienze, della propria capacità tecnica, del proprio stile e della propria sensibilità, la poesia del tempo può prendere forme diverse, può essere espressa con innumerevoli modalità.
Una poetessa giovane ma già matura e sicura percorritrice dei difficili labirinti della poesia, con buona, anzi ottima, padronanza della parola poetica, è senza dubbio Anna Ruotolo, che a mio modesto parere nulla ha da invidiare ai grossi nomi, anche femminili, dell’attuale poesia italiana (ed è maggiormente motivo d’orgoglio, aggiungerei, non solo per la sua giovane età, ma perché è figlia del nostro tanto bistrattato Sud!). Per niente melliflua o falsamente e inultilmente zuccherosa, ovvia e superficiale la sua poesia, come spesso purtroppo accade, per fretta di sentire e di apparire, in gran parte dei giovani, Anna Ruotolo s’immerge in questo mondo sdrucciolevole e faticoso (ma affascinante!) con scioltezza e competenza, e affronta il tempo, al quale dedica tutta la prima – sostanziosa – parte di questo suo primo interessante volumetto di liriche, che non a caso porta il titolo “Secondi luce”: “Questo è il tempo: una luce di lampi, / breve, come il guizzo della terra / e manca, manca il cono d’ombra / dove si nasce, dove un po’ si vive”: ecco in sintesi (ma è soltanto una faccia del dodecaedrico mondo poetico di Anna Ruotolo) il sentimento del tempo espresso dalla nostra brava poetessa, epigona sopraffina dei Grandi. Ed è un richiamare l’attimo fuggevole dell’amore, della vita, che nell’eterno procedere del flusso temporale ha sovente visibilità e considerazione soltanto in estremi “coni d’ombra”. Il mutuare dalla cosmologia le grandezze spazio-temporali, le distanze enormi misurate in anni-luce, rende questa poesia di Anna Ruotolo altamente simbolica, per quanto, in definitiva, assai aderente alla realtà quotidiana, che ne risulta arricchita come da una veste preziosa e scintillante: “E’ come dirti addio / sopra il cucuzzolo del Mondo / dopo il mare fin dentro / che ci divide al ponte, / al passeggio chiarazzurro della barca…”. Ma il “tempo” di Anna Ruotolo è sminuzzato, condensato, per così dire, in intervalli brevissimi, in “secondi luce”, per l’appunto, e ciò per dare/offrire la possibilità di leggere l’attimo cosmico, la pienezza della vita nella breve e frammentata digressione umana: “C’è un tempo dentro il tempo, / un filo acceso a intermittenza / dove il mio ventre è tondo d’attesa / dove viviamo, / dove la lontananza non ha mestiere”. Ed è qui che compare, velato o appena accennato, l’amore: la necessità di viverlo nonostante l’ineluttabilità del trascorrere del tempo, la consapevolezza che per un equilibrio di felicità occorre continuamente cercare e tenersi sempre pronti allo scambio vicendevole dei sentimenti: “Questo ti lascio: sempre il niente, il poco / e tutta la vita a innamorarsi”.
Una poesia alta, ricca di simboli e di echi, un verso robusto ma nello stesso tempo fluido e ritmico, un’attenzione particolare nella scelta dei termini e della loro giusta posizione all’interno del verso e nel corpo del testo, denotano un sicuro innato talento ed orecchio poetico, e uno studio e frequentazione della poesia certamente costante ed appassionato. Anna Ruotolo rappresenta senza alcun dubbio un valido ed interessante esempio di come si possa fare buona poesia, oggi, nonostante l’imperversare di tanta decadenza sociale e culturale mass-mediale.

Anna Ruotolo, “Secondi luce”, LietoColle Editore, 2009

Giuseppe Vetromile
27/3/10

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PUNTO, Almanacco della Poesia italiana

PUNTO SCHEDA

ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'

Si è svolto il 30 novembre scorso, alle ore 17, presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra di Cassano in Via Monte di Dio 14, Napoli, il Convegno di studi e reading di poesia "ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'".
All'interessante incontro, promosso e organizzato dall'Istituto Culturale del Mezzogiorno e dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, hanno preso parte:
- Natale Antonio Rossi, Presidente Unione Nazionale Scrittori Artisti;
- Ernesto Paolozzi, Università di Napoli Suor Orsola Bnincasa;
-Antonio Scamardella, Università di Napoli Parthenope;
- Antonio Filippetti, Presidente Istituto Culturale del Mezzogiorno.
Nell'ambito del convegno si è svolta la rassegna "Liberi in Poesia", con la partecipazione di autori di diverse generazioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito ad "ARCARTE" quale suo premio una medaglia di rappresentanza.

Le foto del convegno

Presentazione "Sulla soglia di piccole porte"

Enza Silvestrini, 11 ottobre 2012