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TACCUINO ANASTASIANO

20 settembre 2008

L'"Ascolto" di Mirella Genovese

Nonostante i numerosissimi e dotti tentativi di dare una definizione alla “poesia”, essa resta in fondo un qualcosa di impalpabile, trasparente e incontenibile come acqua corrente, eppure dotata di una forza in sé, di una tenacia e di una dirompenza eccezionali, forse addirittura metapsichica (quanti scrivono lasciandosi andare ad una sottile impercettibile “ispirazione poetica”, che successivamente viene “raffinata” e limata giustamente dal proprio intelletto ed esperienza culturale?…). Un mistero, dunque, ma un mistero che offre il suo lato “terreno” fulgido, sempre ricco di novità (ché infinite sono le sensazioni e i sentimenti, e di pari passo infinite sono le modalità letterarie che li possono esternare), sempre pronto e immediato a “colpire” emozionalmente l’anima e la mente degli uomini: una forma d’arte senza dubbio, perché la poesia, la vera poesia, giunge come uno strale direttamente in noi, “cortocircuitando” i sensi ma soprattutto la nostra razionalità, che vuole a tutti i costi applicare alle letture del mondo le leggi matematiche e fisiche. Così la poesia è libera, slegata dai princìpi e dai canoni, dalle leggi sintattiche: “M’illumino d’immenso”, basti qui riportare, per esemplificare come il grande Ungaretti sia riuscito a sintetizzare con soli due termini tutto un mondo interiore.
Un universo parallelo in cui e da cui ci immergiamo ed attingiamo, come dal dantesco empireo, i sogni, le sensazioni, le segrete verità, l’io riflesso e insomma tutto quanto sta oltre la nostra durezza materiale e degradabile, circoscritta e finita. Per questo la poesia è, e sarà, sempre diversa dalla prosa, nella quale l’autore è in sostanza un esperto ingegnere (come afferma Umberto Eco) che progetta e pianifica la sua storia, utilizzando dottamente tutti gli strumenti letterari in modo aderente alle regole.
Pur tuttavia la poesia non rimane “sospesa”, o in definitiva non è un cumulo di parole sensa senso messe lì a caso e basta, che con il pretesto della “libertà” molti, consapevolmente o inconsapevolmente, producono. La linea di demarcazione è molto sottile. La vera poesia si “sente” dentro, si ascolta e si interiorizza. Come la poesia di Mirella Genovese. E’ infatti una poesia, quella di Mirella Genovese, laureata in lettere classiche, preside, autrice siciliana di notevole talento poetico e letterario, che con questo suo ultimo lavoro poetico, intitolato “Ascolto”, si colloca certamente ai vertici, e nella quale ogni parola, ogni termine, ogni verso, assume un vigore straordinario, conferendo agli stessi uno spessore semantico notevole, per cui vi è nelle sue poesie un arricchimento continuo e ogni volta nuovo di significato e significante.
E’ una poesia riflessiva, meditativa, che si dipana e fluisce organicamente in tutta la sua raccolta, offrendo spunti pregevoli, per il lettore, di avvicinamenti alla sfera più intima delle emozioni e delle sensazioni (“Camminando nella notte / solleviamo lo sguardo / col turbante a sghimbescio. / Un orlo di luce / trafigge l’orizzonte / sulla landa. / Qui è sbocciata / una stella cometa / tra le lastre roventi del vulcano.”), utilizzando con sapienza la metafora (o meglio: il “leitmotiv”) dell’”ascolto”, che è propria dei poeti autentici, ma che qui assume certamente maggiore valenza: e si tratta di un ascolto silenzioso, meditativo come dicevamo, ma che proprio grazie a questo, l’Autrice riesce ad individuare e ad esprimere poi al meglio tutto il suo dettato poetico. Non a caso, Paolo Ruffilli, nella sua dettagliata prefazione, accenna giustamente ad una continuità di motivi e di stile, che permettono alla nostra poetessa di “approdare” felicemente a questo nuovo interessante libro, dove si concretizza alla fine la sua ricerca più approfondita e pertinace: un verso intenso e ben lavorato, scevro da ogni inutile e pesante fraseggio; una parola che già di per sé, nel significato e nella posizione nel verso, caratterizza l’eco e la profondità del dire: “Lieve frescura / solletica l’incavo / del piede sfiora / le caviglie e le palpa” (“Soffio dello spirito”). La semplicità del suo dettato poetico, semplicità intesa naturalmente non nel senso di povertà espressiva, bensì nel senso sinottico (e ci vuole davvero del talento per giungere a ciò!…), ed inoltre la grande padronanza dei termini e delle giuste collocazioni e sospensioni nel corpo poetico (molte delle sue poesie, come ad esempio quella riportata a pag. 51 del libro: “Velo oleandro cactus”, possono tranquillamente essere assimilate alla “poesia visiva”, che offre al lettore anche un primo immediato “colpo d’occhio” pre–poetico!), pongono sicuramente e meritatamente la nostra poetessa in grande evidenza e considerazione nell’attuale panorama letterario nazionale.

Mirella Genovese, “ASCOLTO”, Poesie, Edizioni del Leone, Venezia, aprile 2006.
Prefazione di Paolo Ruffilli

Giuseppe Vetromile
20/7/08

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ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'

Si è svolto il 30 novembre scorso, alle ore 17, presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra di Cassano in Via Monte di Dio 14, Napoli, il Convegno di studi e reading di poesia "ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'".
All'interessante incontro, promosso e organizzato dall'Istituto Culturale del Mezzogiorno e dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, hanno preso parte:
- Natale Antonio Rossi, Presidente Unione Nazionale Scrittori Artisti;
- Ernesto Paolozzi, Università di Napoli Suor Orsola Bnincasa;
-Antonio Scamardella, Università di Napoli Parthenope;
- Antonio Filippetti, Presidente Istituto Culturale del Mezzogiorno.
Nell'ambito del convegno si è svolta la rassegna "Liberi in Poesia", con la partecipazione di autori di diverse generazioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito ad "ARCARTE" quale suo premio una medaglia di rappresentanza.

Le foto del convegno

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